FRANCESCO JOVINE

Francesco Jovine nasce a Guardialfiera il 9 ottobre 1902 da Angelo e Amalia Loreto, famiglia di contadini e piccoli proprietari terrieri. Durante la sua infanzia trascorsa accanto al padre ha modo di seminare e coltivare il profondo amore per la sua terra d’origine, elemento chiave dei suoi racconti. In casa è presente una modesta biblioteca, Jovine ha così modo di mostrare un prematuro interesse per la letteratura, infatti, alla tenera età di nove anni, ha già scritto dieci capitoli di un romanzo e, ad undici, il primo canto di un poema. E’ così che abbandona presto gli studi all’istituto tecnico di Larino per poi conseguirli presso il magistrale di Velletri e successivamente di Città Sant’Angelo, dove ottiene il diploma di maestro nel 1918.

Inizia così una carriera da insegnante nelle scuole private di Maddaloni e di Vasto. Nel 1922 Jovine è costretto a tornare dopo essere stato chiamato a Roma per il servizio militare. Il rifiuto della disciplina e del militarismo causano numerose punizioni in cella, di cui approfitta per intensificare gli studi storico-filosofici e per prepararsi al concorso magistrale. Dopo il servizio militare ottiene l’abilitazione magistrale insegnando a Guardialfiera e, a partire dal 1925,a Roma, dopo aver conseguito una laurea nella Facoltà di magistero ,diventando così direttore didattico, preferendolo a quello d’insegnante di ruolo proprio per potersi dedicare più specificatamente alla saggistica e alla narrativa.

E’ proprio in questo periodo che Jovine conosce la scrittrice Dina Bertoni che sposa nel 1928 e che gli resterà accanto per tutta la vita. Trovandosi in una situazione difficile e precaria, ritiene opportuno allontanarsi dall’Italia e accettare un incarico d’insegnamento, dapprima a Tunisi, dove rimane per due anni poi al Cairo. Jovine, rientrato in Italia nel maggio 1940, trova una situazione politica ancora più pesante e un clima di completa omologazione culturale. Jovine, rientrato, in Italia nel maggio 1940, trova una situazione politica ancora più pesante e un clima di completa omologazione culturale. Decide quindi di frequentare i pochi intellettuali che ancora conservano autonomia di giudizio, instaurando un legame duraturo, fatto di amicizia e stima reciproca.

In questo periodo è collaboratore delle riviste “Oggi” e “L’Italia letteraria”, e dei quotidiani “Il Mattino”, “Il Popolo di Roma” e “Il Giornale d’Italia”, dove pubblica nel 1941 una serie di articoli sul suo Molise, che saranno raccolti in volume e pubblicati postumi nel 1967 con il titolo “Viaggio in Molise“.

Nel 1942 appare il romanzo “Signora Ava” , ambientato negli anni del passaggio del paese nativo di Guardialfiera al Regno d’Italia, durante il quale nulla cambia per i contadini del paese: rimane il latifondo che li condanna a un destino di miseria e rimane al potere la vecchia classe dirigente. Questo romanzo, nel 1975 , diventa uno sceneggiato televisivo di ottimo livello, diretto dalla regia di Antonio Calenda. 

L’ultimo romanzo di Jovine è “Le terre del Sacramento”, pubblicato nel 1950 pochi giorni dopo la prematura morte dello scrittore. Costituisce il suo più grande capolavoro, vincitore del Premio Viareggio e riconosciuto dalla critica per la sua moralità e per la sua bravura nel riuscire a descrivere determinate situazioni in modo del tutto nuovo. Qui vengono narrate le vicende, negli anni del primo dopoguerra, di un antico feudo ecclesiastico che va in rovina a causa dell’incapacità e degli sperperi del proprietario.

Sono diverse le opere e tante le pagine di Jovine da cui si evincono sentimenti e sensazioni forti:  “Un uomo provvisorio” , “Signora Ava” , “L’impero in provincia” , “Tutti i miei peccati” e “Le Terre del Sacramento”. Basa le sue narrazioni soprattutto su quelle che sono le proprie esperienze dirette. E’ grazie al contatto con la civiltà e gli intimi rapporti con la vita paesana che riesce a proiettare le vicende autobiografiche ed il dolore della vita meridionale, con la capacità di guardare dentro al proprio mondo. La lotta per il progresso della sua Terra Amata, la voglia di riscatto, l’operosità e la dignitosa sofferenza sono tutte emozioni che plasmano gli scritti di Jovine e leggendo è difficile non dare peso a quelli che sono argomenti come “l’umiliazione dell’emigrazione” , la mancata libertà e le frustrazioni di una giovinezza a dir poco inesistente. Jovine è il poeta degli umili, perchè ha vissuto in mezzo loro. Comprende il loro linguaggio, la loro antica sapienza, fatta di proverbi e aforismi, insieme ad una consapevole malinconia. Basa la sua ideologia sui rapporti cultura-natura e coscienza-storia, fondamentali in un contesto simile. E’ proprio qui che, purtroppo, affiora una realtà segnata dall’ignoranza e dalla paura, che rende l’uomo influenzabile sul lavoro e sul pensiero.

“Il contadino molisano è ordinariamente taciturno; non dice che l’indispensabile; abitante di una terra difficile, aspra, scoscesa, rotta,
a pendii rocciosi, a sassaie aride, ha nelle vene l’asprezza della lotta per vivere.”

                                                                         ( F. Jovine )

LAGO DI GUARDIALFIERA

Il Lago di Guardialfiera, noto anche come Lago del Liscione, è un bacino artificiale risalente agli anni 60-70 nato con lo scopo di fornire acqua potabile ai paesi circostanti per uso di tipo domestico, industriale e agricolo. Si tratta del lago più grande del Molise, se non si prende in considerazione il lago di Occhito, che sorge lungo il confine con la Puglia.

Ha una forma molto allungata e accentuata, la sua area è di 7,45 km², il bacino sotteso ha un’area di 1043 km² e il fondo è prevalentemente sabbioso con una profondità media di circa 2-3 metri. Ospita una ricca varietà di pesci come il cavedano, la tinca e il luccio, diventato per questo meta di molti pescatori. Attorno al lago è presente un vasto paesaggio naturale e su di esso svetta il paese di Guardialfiera, oltre ad offrire un fiabesco panorama che accompagna il viadotto della Bifernina, strada statale che collega Termoli a Campobasso e che attraversa il lago. Sulla sponda est del lago si colloca il punto d’incontro tra il viadotto e il piano della diga del Liscione.

La costruzione del lago e della diga ha purtroppo sommerso dalle acque un antichissimo ponte chiamato Ponte di Sant’Antonio (conosciuto anche come Ponte di Annibale), parzialmente visibile solo in determinati periodi dell’anno, principalmente in estate durante i periodi di secca.


Le Origini : ” I Giardini ” 

La diga e il lago artificiale hanno rappresentato il sogno di molti, che vedevano nel cambiamento il mito del progresso e del benessere economico. Portarono infatti a tanti esiti positivi, ma che, allo stesso tempo, rinnegarono la memoria e la tradizione locale, facendo sentire delle persone immesse in un certo ambito, estraniate dal suo rapido mutamento. Queste ultime vivevano nei ” Giardini “, le antiche Terre del Sacramento ioviniane: una successione di colline con piccoli campi coltivati e macchie di foreste che si alternavano a zone aride e scoscese, con qualche pino marittimo sparso qua e là. Presentavano inoltre palazzotti e chiese, un tempo punti di riferimento per il viandante.          I Giardini ospitavano molte famiglie, ma era un paradiso terrestre destinato a cadere a causa del frazionamento dei terreni e le condizioni sociali che non hanno permesso l’utilizzazione della terra in modo proficuo. Il clima determinava, a volte, lunghi periodi di siccità che solo l’intelligente utilizzazione del fiume poteva far superare. Un importante protagonista delle vicende del nostro territorio è infatti il Biferno, fiume molisano che dilaga rumoroso tra le rocce.

” Il paesaggio è in genere aspro, con cime brulle e rocciose, con frane e burroni coperti di un’avara vegetazione: rovi, ciuffi di ginestre e macchie di quercioli, di carpini e lecci nani. Nelle terre più basse, dove l’asprezza montana si arrotonda in dolci colline, vi sono boschi di querce e di ulivi; tra una frana e un botro, arrampicati sulle coste dei monti, campi di grano, di granturco e pascoli: piccole estensioni di terre coltivate a braccia con amorevole sapienza. La varietà del paesaggio molisano è singolare; è terra senza riposo, che, talvolta, ha qualcosa di convulso: una specie di tormento geologico raggelato in tempo immemorabile.

                                                                                                                                 (F. Jovine)

PALAZZO LORETO

Palazzo Loreto è uno dei rari esempi di musei regionali in scala reale ed è sede di diverse associazioni. Si trova nella zona settecentesca del paese ed è collocato all’interno della cortina edilizia che delimita Corso Umberto I. E’ stato abitato da una famiglia prestigiosa del posto ed attualmente ne ha pieno possesso il Comune di Guardialfiera.

Essendo parte dell’itinerario “Giubileo della Luce”,         fa da traino a tutti gli edifici storici del comune e la sua particolarità sta nell’essere concepito come un percorso.  Questo palazzo è arredato in maniera spartana, ma adornato da brune travi in legno settecentesche. Nella facciata principale presenta un portale solenne con arco a tutto sesto (opera dei più noti scalpellini del luogo), con un elegante e signorile chiave di volta e dai leggiadri piedritti. Ai lati, invece, sono presenti due porte con arco a sesto ribaltato. Dal punto di vista architettonico questo edificio nobiliare settecentesco presenta una disposizione planimetrica del fabbricato su pianta rettangolare, con la presenza di un giardino nella parte retrostante.

Si articola su 4 livelli costituiti da: piano interrato, adibito a cantina ,con copertura a volta; piano terra, costituito da un grande atrio principale con volta a crociere su cui si innesta una scalinata per l’accesso ai piani nobiliari; primo piano, dove è presente un maestoso camino con maioliche originali ed infine il secondo piano. Il secondo piano è costituito da un atrio che presenta una poderosa lastra delle cave del Paese, dove si ricostruisce quella che era la leggendaria civiltà della pietra guardiese industriale e ornamentale. Questa ricostruzione è impreziosita dalla presenza del “completus” dell’attrezzatura utilizzata in passato per l’estrazione e la lavorazione della roccia, risalente ai secoli XIX e XX. Lateralmente ,invece, vi è l’angolo degli strumenti del secolo scorso. Scostato a sinistra sono presenti le più larghe “Tracce della nostra arcaica vita contadina”. Dentro teche di cristallo, infine, sono presenti le reliquie di Francesco Jovine: i certificati esistenziali e il banco di scuola su cui sedevano i suoi alunni guardiesi negli anni ’20.

 

 



IL PONTE DI SANT’ANTONIO (Ponte di Annibale)

Nel 1976/77 le acque del Biferno inondarono i terreni a monte della diga di Ponte Liscione formando quello che oggi è il Lago di Guardialfiera. Vennero così sommersi non solo gli orti – “i Giardini”- ma anche i resti dell’antico ponte di Sant’Antonio o, meglio noto, come ponte di Annibale. Il ponte è del periodo angioino intorno al 1200. Secondo i registri angioini è un ponte ricostruito in quegli anni su un antico ponte romano danneggiato da una piena del fiume Biferno.

Nell’800 il ponte giaceva su un’isola (Iscla, Ischia del ponte) formatasi per il continuo mutar di percorso del Biferno. Nell’ampia pianura che iniziava a valle della confluenza con il torrente Cervaro, il Biferno anticamente si divideva in due rami che, riunendosi alle falde di Monte Peloso, formavano una vasta isola in cui si distingueva, ben emergente dal terreno, un’arcata dell’antico Ponte di Sant’Antonio.

Tale denominazione trae origine da una chiesa esistente nella zona, dedicata a Sant’Antonio di Vienna. La chiesa possedeva nell’area terreni con numerose piante di olivi e compare negli inventari dei beni della diocesi guardiese del 1632 e del 1700. Sorgeva sulla sinistra del torrente Cervaro, a qualche centinaio di metri dalla confluenza del torrente stesso con il fiume Biferno. Non più consacrata al culto, la chiesa, fu ridotta verosimilmente ad abitazione rurale e, ancora oggi, quando il livello del lago scende di quota se ne possono vedere i resti murari.

Dalle foto dell’epoca si rileva soprattutto la grandezza del ponte che emergeva, quasi gigantesco, dalle acque del fiume Biferno in piena. La sua mole ed il rivestimento di pietre bianche lo rendevano ben visibile da tutte le colline che circondavano la valle. Nessuna traccia, invece, vi è della strada che certamente esso doveva servire. Doveva essere di certo una strada importante se si considerano le dimensioni notevoli del ponte la cui arcata superstite ha una luce di oltre diciotto metri.

Una riproduzione in miniatura del Ponte è collocata nella Villetta comunale. Oggi, durante i periodi di secca, la sommità dell’arcata dell’antico ponte riemerge dalle acque del lago, offrendo uno straordinario spettacolo a chi si trova a percorrere la Bifernina.

Una piccola traccia del nostro passato e della nostra storia.

 

CURIOSITA’

PERCHE’ PONTE DI ANNIBALE?

La tradizione vuole che su questo ponte passò il condottiero cartaginese Annibale con le sue truppe per attraversare il Biferno nel recarsi nelle Puglie durante la seconda guerra punica.

Il Masciotta nel suo “Il Molise dalle origini ai nostri giorni”, così scrive:La costruzione del Ponte di S. Antonio … risale forse ai primi tempi angioini, se non pure senz’altro all’epoca romana, come il suo magistero murario autorizzerebbe ad opinare”. Nei “Regesta angioini” è presente un documento che sembra avvalorare l’ipotesi del Masciotta: “Essendo stato abbattuto dalla piena del fiume Biferno un ponte presso Guardia(alfiera), maestro Roberto di Giovanni da Guardia con oblazioni raccolte ne aveva iniziato la ricostruzione; ma, essendo stato derubato di molti materiali, ricorse al re (Carlo I d’Angiò), il quale ordina ai Baroni e agli abitanti del contado di Molise di non toccare i materiali del ponte, sotto pena di dieci once d’oro. Datum in obsidione Luceris, XX agusti, XII ind. (anno 1269)”.(Registri della Cancelleria Angioina a cura di R. Filangeri, Napoli 1950-1957, Vol II, pag. 175, par.695)

D’altronde, l’idea che Annibale abbia attraversato il Biferno in questa zona non è poi così peregrina se si considera questo passo di Polibio: “Il comandante Annibale, informato dagli esploratori che nella campagna intorno a Lucera e Geronio c’era molto frumento e che Geronio era un luogo per natura adatto per raccogliervelo, giudicando di svernare colà, marciò ai piedi del Monte Liburno (l’attuale Monte Mauro) verso le predette città” (Capitolo cento del libro terzo delle “Historiae” di Polibio).

“PIEDICASTELLO”

Piedicastello” è il centro storico di Guardialfiera e si sviluppa naturalmente seguendo le dorsali della collina.

La compattezza edilizia è una delle caratteristiche di quest’area, le cui architetture si raggruppano secondo forti differenze altimetriche, determinando un tessuto connettivo a scale, al cui apice sorge la chiesa di Santa Maria Assunta con il suo svettante campanile.

L’orografia del sito, ha condizionato lo sviluppo urbanistico di Piedicastello, dove la toponomastica suggerisce la preesistenza, già in tempi remoti, di un organismo architettonico emergente rispetto all’architettura più modesta del contesto. Ad attestare l’esistenza di un’architettura fortificata è il nome di Guardia e la stessa fisionomia della Chiesa, caratterizzata da massicce strutture murarie e da elementi tipici dell’architettura di difesa. Da qui il nome “Piedicastello”, utilizzato tutt’oggi per indicare questo nucleo del paese.

In passato infatti Piedicastello era circondato da mura di cinta, aveva tre porte di accesso (due principali e una accessoria), tre piccole torri, un carcere, una gogna per i condannati alla berlina, un mulino, un ospedale per i poveri, il palazzo vescovile, il seminario e un edificio turrito residenza del feudatario. Su porzioni di mura di cinta erano innestate le abitazioni e, attraverso queste, passaggi sotterranei consentivano il transito dal palazzo vescovile all’esterno, verso le fitte foreste che un tempo circondavano in centro abitato.

Ciò che rimane ai nostri giorni della Piedicastello di un tempo, sono case in pietra con un’architettura semplice, povera e spontanea che si fiancheggiano lungo la direttrice del pendio collinare più ripido. I prospetti di queste case sono spesso caratterizzati da portali in pietra, scolpiti da quelli che un tempo erano gli scalpellini locali, e da piccoli balconi con parapetti in ferro battuto. E proprio tra queste abitazioni, vi è la casa natale dello scrittore Francesco Jovine. In questo antico borgo sulla roccia si sviluppano vicoli pietrosi e scoscesi che originano percorsi in parte paralleli, in parte sinuosi, quasi sempre caratterizzati da rampe. Una di queste vie di Piedicastello è Via Carlo Romeo, dedicata all’illustre cittadino guardiese, giovane poeta, giurista e martire della libertà nella rivoluzione partenopea del 1799.

L’impianto urbanistico successivo al primo nucleo di Piedicastello si è sviluppato a partire dal XVIII secolo, ampliandosi nel corso del XIX secolo lungo la dorsale collinare verso nord. L’andamento sinuoso del territorio ha permesso così la conformazione attuale di Guardialfiera, che dall’altro richiama quella di un grosso ramarro sdraiato.

CURIOSITA’

Da più di 30 anni la Pro Loco Guardialfiera organizza, lungo il borgo antico, il Presepe Vivente, uno tra i presepi storici più importanti del Molise. Durante il periodo natalizio infatti, Piedicastello si trasforma nella Betlemme di 2000 anni fa, facendo rivivere antichi mestieri e sapori.  Il Presepe vivente rappresenta infatti, una tradizione natalizia molto sentita per i guardiesi perché è un importante momento di aggregazione sociale e di condivisione culturale con i visitatori. Varcate le porte del castello, il visitatore diventa al tempo stesso spettatore e personaggio. Si riaprono molte porte per ospitare i figuranti delle scene del presepe: una ricostruzione in costume della vecchia condizione di vita e dell’operosità degli artigiani, ormai quasi del tutto scomparsa. Ogni porta è uno scenario, episodi di vita che raccontano la quotidianità di un tempo passato. Abbiamo lo scalpellino, il fabbro, il mugnaio, il vasaio, i pastori, la filanda, la scuola, il mercato, la sinagoga… più di 30 scene con circa 180 figuranti. Lungo la suggestiva scalinata e i vicoli di Piedicastello, il visitatore è accompagnato nel cammino da musiche natalizie e nel giorno dell’Epifania, anche dal suono delle zampogne. Durante il percorso è possibile inoltre degustare vin brulè, caldarroste, ceci, pizza calda e i tipici “sfrngiun” ossia pasta di pane allungata e fritta. Alla fine della scalinata si arriva ai piedi dell’antica Cattedrale di Guardialfiera dove, nella suggestiva cripta romanica è rappresentata la natività. 

 

 

 

Annullamento XXXIV edizione del Presepe Vivente

Lo avevamo messo in conto fin dall’inizio. Ci abbiamo creduto fino alla fine. Abbiamo tutti sperato che la situazione creatasi negli ultimi giorni potesse migliorare per sottolineare ancora una volta la speranza di un ritorno ad una normalità. Questo però non è stato possibile vista la crescita esponenziale negli ultimi giorni dei casi da Covid-19.

Purtroppo con grande rammarico siamo costretti a comunicare che l’edizione di quest’anno del Presepe Vivente è definitivamente annullata.

Ci scusiamo per il poco preavviso e ringraziamo tutti quanti hanno collaborato.

Lo staff della Pro Loco di Guardialfiera

XXXIV Edizione del “Presepe Vivente”

Si rinnova anche quest’anno l’appuntamento con il Presepe Vivente di Guardialfiera, uno tra i  presepi storici più importanti del Molise. L’evento, giunto alla sua 34-esima edizione, diventa oggi simbolo di rinascita e di speranza dopo i tempi difficili dovuti dalla pandemia. L’impegno della Pro Loco Guardialfiera infatti, è quello di far vivere a pieno l’esperienza del Presepe, garantendo il rispetto della normativa per la gestione dell’emergenza da Covid-19.

“Piedicastello”, il borgo antico di Guardialfiera, torna così ad essere il cuore dello spirito del Natale. Varcate le porte del castello, il visitatore viene trasportato nella Betlemme di 2000 anni fa, diventando al tempo stesso spettatore e personaggio. Profumi, sapori, suoni e gesti “antichi” fanno rivivere la quotidianità di un tempo passato, dove tutto è condivisione. Il percorso si sviluppa lungo la suggestiva scalinata di Piedicastello e vede rappresentate circa 30 scene. Abbiamo lo scalpellino, il fabbro, il mugnaio, il vasaio, i pastori, la filanda, il mercato, il censimento, la sinagoga…ogni porta è uno scenario, episodi di vita che raccontano la realtà passata. Giunti alla fine della salita, si arriva nella cripta romanica della Chiesa di Santa Maria Assunta dov’è rappresentata la scena della Natività. È l’immagine più significativa: “una famiglia, un viaggio, un bambino. Avrebbero cambiato il destino dell’umanità per sempre”.

Questa edizione del Presepe Vivente è un piccolo segno di ritorno alla normalità. Un’esperienza unica e suggestiva da non perdere.   Le date in programma sono:

  • 26 Dicembre 2021, dalle ore 17,30 alle ore 20,00
  • 2 Gennaio 2022, dalle ore 17,30 alle ore 20,00
  • 6 Gennaio 2022 con la sfilata e l’arrivo dei Magi, dalle ore 18,00 alle ore 20,00

Puoi scaricare la locandina qui.

Per partecipare sarà necessario essere in possesso di Green-Pass e prenotarsi on-line compilando la form sottostante o inviando una e-mail all’indirizzo info@prolocoguardialfiera.it.

Vi aspettiamo!

N.B.! Selezionare “ingresso individuale” per prenotarsi per se stessi ed i propri familiari, selezionare invece “ingresso gruppi” se trattasi di viaggi organizzati o più di un nucleo familiare. In entrambi i casi è necessario specificare il numero dei visitatori dell’apposita casella. Grazie per la collaborazione!

#illuminaguardialfiera

Il progetto #illuminaguardialfiera nasce dalla volontà di dare luce, illuminare, decorare gli angoli del paese e delle città e di valorizzare luoghi, strade e abitati esortando direttamente i cittadini a decorare la propria abitazione, la propria strada, il proprio balcone o finestra con la previsione di un premio finale per il miglior lavoro svolto e per l’impegno profuso.

Soprattutto in questa fase di emergenza dovuta alla pandemia da Covid Sars-2 in cui le persone sono invitate a rimanere il più possibile nelle loro case o nelle immediate vicinanze, #illuminaguardialfiera intende contribuire a coinvolgere la popolazione ad un programma che vede sia la partecipazione del gruppo familiare, ma anche la sinergia tra gli abitanti che attraverso le decorazioni, collaborano all’abbellimento di uno spazio pubblico e, dunque, alla rivitalizzazione del luogo. Inoltre, la presenza sui social come “luogo di incontro” e la consapevolezza di partecipare attivamente ad un unico progetto che coinvolga insieme tutti i cittadini, diventa elemento fondamentale in un momento in cui tutti siamo costretti al distanziamento sociale.

#illuminaguardialfiera vuole proprio valorizzare questo gesto dandogli un valore aggiunto attraverso un premio finale ed essere inoltre di stimolo alla creatività artistica dei cittadini, alla curiosità collettiva della comunità.

Come si svolge: ogni partecipante si iscrive al concorso attraverso un semplice modulo (nome / cognome / via / accettazione regole del concorso) che verrà fornito in modalità cartacea dal Comune e dalla Pro Loco di Guardialfiera ai cittadini che ne fanno richiesta, oppure scaricandolo dal link in fondo a questa pagina. Al termine delle iscrizioni ad ogni partecipante verrà attribuito un NUMERO. La GIURIA, composta da tre membri esterni, valuterà la migliore performance decorativa sulla base di criteri che terranno conto della qualità artistica, dell’impatto scenografico, della progettualità e della creatività.
Saranno, inoltre, realizzate fotografie per ogni singolo lavoro, che permetteranno di aggiungere al giudizio della giuria la votazione per il miglior progetto d’illuminazione natalizia degli utenti web, sul sito della Proloco di Guardialfiera, e pubblicizzato sui social. La votazione complessiva per decretare il vincitore del concorso sarà composta al 50% dal giudizio della giuria e al 50% dal giudizio degli utenti web. Le iscrizioni potranno essere depositate presso il Comune di Guardialfiera in forma cartacea o inviate via posta elettronica all’indirizzo info@prolocoguardialfiera.it, secondo il seguente calendario:

  • 15 novembre 2020 – 4 dicembre 2020: iscrizioni
  • 8 dicembre 2020 – 6 gennaio 2021: accensione luci
  • 9 dicembre 2020 – 2 gennaio 2021: passaggio giuria e votazione on-line
  • 4 gennaio 2021: Premiazione Concorso #illuminaguardialfiera

Contribuite tutti, partecipando a questa iniziativa per regalare a Guardialfiera un’atmosfera di Natale magica e festosa.

Modello domanda di iscrizione

Guardialfiera: Due Papi e un Vescovo per la sua antica Cattedrale

 
 
Domenica 5 Dicembre 2021 alle ore 17.00, nella suggestiva cornice della Chiesa di Santa Maria Assunta, si terrà l’evento “Guardialfiera: due Papi e un Vescovo per la sua antica Cattedrale”.
L’idea nasce dal voler promuovere la storia e il patrimonio artistico-culturale di Guardialfiera e in particolare, della sua Cattedrale.
L’iniziativa vedrà la partecipazione dell’architetto Franco Valente racconta il Molise, una tra le più importanti autorità culturali del panorama molisano, con una lectio magistralis sulla Chiesa di Santa Maria Assunta e le sue pietre.
L’incontro sarà poi l’occasione per ricordare Antonio Antenucci, ex sindaco e segretario comunale di Guardialfera, uno degli ultimi custodi della sua storia, scomparso lo scorso 1 Dicembre a causa del Covid. Ci sarà infatti la presentazione della nuova edizione del libro “San Gaudenzio Patrono di Guardialfiera, documenti inediti raccolti e trascritti da Antonio Antenucci”.
L’evento è organizzato dalla Pro Loco Guardialfiera e dal Comune di Guardialfiera.
Per partecipare sarà necessario essere in possesso di Green Pass.

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